easily made out, as through a cane brake, in a wood, through half-closed shutters, etc., etc.; the same light in a place, object, etc., where it does not enter and strike directly, reflected and diffused by some other place or object, etc., where it does strike; in a passageway seen from inside or outside, and similarly in a loggia, etc., places where the light mingles, etc., etc., with the shadows, as under a portico, in a high, overhanging loggia, among rocks and gullies, in a valley, on hills seen from the shady side so that their crests are gilded; the reflection produced, for example, by a colored pane of glass on those objects on which the rays passing through that glass are reflected; all those objects, in a word, that by means of various materials and minimal circumstances come to our sight,
hearing
, etc., in a way that is uncertain, indistinct, imperfect, incomplete, or out of the ordinary.
So this is what Leopardi asks of us, that we may savor the beauty of the vague and indefinite! What he requires is a highlyexact and meticulous attention to the composition of each image, to the minute definition of details, to the choice of objects, to the lighting and the atmosphere, all in order to attain the desired degree of vagueness. Therefore Leopardi, whom I had chosen as the ideal opponent of my argument in favor of exactitude, turns out to be a decisive witness in its favor The poet of vague ness can only be the poet of exactitude, who is able to grasp the subtlest sensations with eyes and ears and quick, unerring hands. It is worthwhile to read this note in the
Zibaldone
right to the end, since the search for the indefinite becomes the observation of all that is multiple, teeming, composed of countless particles.
Per lo contrario la vista del sole o della luna in una cam-pagna vasta ed aprica, e in un cielo aperto ec. e piacevole per la vastita della sensazione. Ed e pur piacevole per la ragione assegnata di sopra, la vista di un cielo diversamente sparso di nuvoletti, dove la luce del sole o della luna pro-duca effetti
variati
, e indistinti, e non ordinari ec. E piace-volissima e sentimentalissima la stessa luce veduta nelle citta, dov'ella e frastagliata dalle ombre, dove lo scuro contrasta in molti luoghi col chiaro, dove la luce in molte parti degrada appoco appoco, come sui tetti, dove alcuni luoghi riposti nascondono la vista delPastro luminoso ec. ec. A questo piacere contribuisce la varieta, Pincertezza, il non veder tutto, e il potersi percio spaziare colPimmaginazione, riguardo a cio che non si vede. Similmente dico dei simili effetti, che producono gli alberi, i filari, i colli, i pergolati, i casolari, i pagliai, le ineguaglianze del suolo ec. nelle cam-pagne. Per lo contrario una vasta e tutta uguale pianura, dove la luce si spazi e diffonda senza diversita, ne ostacolo; dove Pocchio si perda ec. e pure piacevolissima, per Pidea indefinita in estensione, che deriva da tal veduta. Cosi uncielo senza nuvolo. Nel qual proposito osservo che il piacere della varieta e delPincertezza prevale a quello dell'appa-rente infinita, e dell'immensa uniformita. E quindi un cielo variamente sparso di nuvoletti, e forse piu piacevole di un cielo affatto puro; e la vista del cielo e forse meno piacevole di quella della terra, e delle campagne ec. perche meno varia (ed anche meno simile a noi, meno propria di noi, meno appartenente alle cose nostre ec). Infatti, ponetevi supino in modo che voi non vediate se non il cielo, separato dalla terra, voi proverete una sensazione molto meno piacevole che considerando una campagna, o considerando il cielo nella sua corrispondenza e relazione coUa terra, ed unitamente ad essa in un medesimo punto di vista.
è piacevolissima ancora, per le sopraddette cagioni, la vista di una moltitudine innumerabile, come delle stelle, o di persone ec. un moto moltiplice, incerto, confuso, irre-golare, disordinato, un ondeggiamento vago ec, che l'animo non possa determinare, ne concepire